Intervista a Valentina Vella, Data Analyst di TLC Web Solutions

Cosa ti ha spinto a intraprendere la professione del data analyst?
Dopo anni di giornalismo politico in ambito nazionale, mi sono trovata ad occuparmi di comunicazione d’impresa. Questo mi ha permesso di entrare nell’ambito del marketing e iniziare a lavorare nell’ambito in cui mi ero laureata. Mi ricordo che avevo comprato un libro sulla pubblicità e ho pensato “questo lavoro non lo farò mai”. Ecco fatto! In fondo l’incontro con il data analytics è stato naturale, lo aspettavo da sempre.

Analisi dei dati e strategia: basta osservare lo storico di un sito o di una campagna per correggere la strategia di un brand secondo te?
Chiaramente no. Ci vuole capacità di visione d’insieme. L’analisi dei dati è solo uno step, il primo, di un processo più ampio. Ma l’analisi dei dati, da sola, è fine a se stessa. È solo la parte finale di un affascinante processo creativo: si parte dal capire quali dati analizzare e come metterli in relazione tra loro per poter avere quei dati che davvero ti servono per capire se stai facendo bene e come poter intervenire.

Qual è la più grossa difficoltà nel tuo lavoro?
Dover essere sempre al top. Devi avere tutto sotto controllo e la richiesta di concentrazione è altissima. In caso contrario, non riesci proprio a concludere il progetto. Se poi applichi questo modo di pensare anche alla vita, ti diventa proprio difficile staccare la spina. E’ per questo che ogni giorno mi regalo 20 minuti di meditazione.

Quanto c’è di creativo nel tuo lavoro?
Se consideri il lavoro da data analyst, chiaramente nulla, ma se ti occupi anche di strategia è chiaro che una buona dose di creatività è fondamentale. Partendo dagli stessi dati, infatti, ognuno può tirarci fuori qualcosa di diverso. E, d’altronde, la creatività non è quel modo unico e personale di interpretare la realtà? Che sia in forma di dati, parole o immagini? 

Cosa trovi di divertente nel tuo lavoro?
Tutto. Non mi richiede grande fatica personale proprio perché è molto in linea con il mio modo di vivere le esperienze della vita. E mi dà grandi soddisfazioni. Insomma, posso sbizzarrirmi! Non è un caso che – nella mia carriera da giornalista – avessi scelto proprio il data journalism e l’inchiesta: era quella modalità di scrittura che mi permetteva di andare a fondo alle cose e scoprire le relazioni tra gli eventi. 

Se dovessi descrivere il tuo lavoro con 3 aggettivi quali sceglieresti?

  • Essenziale
  • Creativo
  • Intrippante

Cosa non può mancare ad un data analyst?
La mente organizzata e logica. E con la propensione ad ordinare le idee.

Se non facessi questo lavoro, che mestiere faresti?
L’insegnante di yoga o la ballerina di danza classica. E se non fossi così empatica, mi piacerebbe anche diventare un investigatore della polizia scientifica.

Motto personale?
Chi mangia fa molliche.

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