La percezione di una pagina web da parte dell’occhio umano in meno di un secondo

Nel settore della Web Usability, uno dei campi di ricerca più importanti è senza dubbio quello relativo allo studio delle modalità e delle dinamiche con le quali l’occhio umano percepisce la pagina visualizzata. Le più recenti indagini sull’Eye Trackingci forniscono importanti suggerimenti al riguardo, in modo da offrire a chi progetta siti web utili basi teoriche dalle quali partire in fase di progettazione e sviluppo.

Uno dei pricipali obiettivi dell’attività di ricerca sull’Eye Tracking è di analizzare il modo in cui gli utenti guardassero ai risultati delle ricerche, studiando il movimento dell’occhio umano.

Ne emerse che era fondamentale comparire al top dei risultati di una data query nei vari search engines, fossero quelli organici o sponsored listings, frutto quindi di una campagna di Pay Per Click.

Questo studio però limitava la sua analisi ed il suo campo d’applicazione ai motori di ricerca, non analizzando le dinamiche che entravano in gioco una volta che l’utente si trovava su un determinato sito web.

Soprattutto poi non veniva presa in considerazione la tempistica con cui il singolo sito viene elaborato e giudicato dall’occhio umano e di conseguenza dal cervello.

E’ proprio di questa fase che si occupa un nuovo studio canadese, riportato da Nature e pubblicato da Gitte Lindgaard della Carleton University di Ottawa sulla rivista scientifica Behaviour and Information Technology, ed i cui risultati hanno peraltro meravigliato i ricercatori stessi, molti dei quali ritenevano che l’occhio umano fosse incapace di vedere veramente qualcosa sotto la soglia dei 500 millesimi di secondo.

In effetti tale soglia è stata notevolmente abbattuta: l’occhio è capace di elaborare una pagina web in soli 50 millesimi di secondo, quindi ben 10 volte al di sotto della soglia prevista da alcuni studiosi.

Si è arrivati a questa conclusione dopo aver mostrato flash di alcune web pages al gruppo di volontari presi come campione della ricerca. Agli stessi volontari era stato inoltre richiesto di ordinare, secondo un indice di gradimento, tali pagine web.

Questo chiaramente ha delle conseguenze sostanziali di tutto rilievo:

1) Non solo la prima impressione è quella che conta, ma è anche quella che perdura nel tempo. Questo effetto viene definito dagli psicologi come Halo Effect. Difficilmente quindi, se il primo impatto grafico non è stato positivo, sarà possibile fidelizzare i propri utenti.

2) Se la prima impressione è stata positiva, è molto probabile che gli utenti tornino a visitare un determinato sito, come spiega la Lindgaard: continuing to use a website that gave a good first impression helps to ‘prove’ to themselves that they made a good initial decision

3) Avere degli ottimi contenuti non basta. La struttura grafica gioca un ruolo primario nella valutazione da parte dei navigatori, quanto meno nella fase iniziale, in quanto viene presa in considerazione ancor prima del content.

In conclusione, appare palese che dovranno ricredersi tutte quelle aziende che, fino ad oggi, hanno ritenuto che per generare traffico e fidelizzare gli utenti bastasse avere un sito web ottimizzato piuttosto che un search engine copywriter nel proprio organico.

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