Information Foraging: fiutare i contenuti

La teoria dell’Information Foraging cerca di interpretare alcuni comportamenti tipici degli utenti di fronte ai contenuti. Un ulteriore aiuto per organizzare i propri contenuti in modo più usabile.

Come si muovono gli utenti sul Web? Gli studi e i test di usability cercano di dare risposte concrete a questa domanda cruciale per il successo dei siti. Tuttavia, spesso (praticamente sempre), quegli studi e test possono prendere in considerazione un singolo sito o una catena di siti, ma non il comportamento del navigatore nella sua globalità. Tuttavia, non è impossibile – dal punto di vista teorico – cercare di stabilire un atteggiamento generale di navigazione. In sostanza, è questo ciò che cerca di fare la teoria dell’information foraging, comprendere i comportamente nel procacciamento delle informazioni. Una proposta di studio che, nonostante i cambiamenti avvenuti, mantiene caratteri di originalità e intuizioni notevoli e ancora valide.

La teoria dell’Information foraging
Secondo tale teoria, i navigatori sono essenzialmente dei procacciatori di informazioni e come tali agirebbero. Internet è inteso nel suo senso sociale e antropologico piuttosto che in quello tecnologico: non come mezzo ma come ambiente. E in questo ambiente, gli utenti si muovono proprio come i primitivi o gli animali nella giungla, solo che invece di cibo cercano informazioni, dati, contenuti.

Gli autori
Il concetto non è nuovo, e gli addetti ai lavori lo conoscono almeno dal 1993, quando fu formulato da Stuart Card e Peter Pirolli del Palo Alto Research Center. Da allora, non sono mancati gli articoli, le riprese e le osservazioni a quella teoria. Lo scorso anno, Peter Pirolli è tornato sull’argomento in modo esteso con una nuova pubblicazione, non semplice, a detta degli esperti, e basata su cognizioni scientifiche rigorose (Information Foraging: A Theory of Adaptive Interaction With Information). È prevedibile, quindi, che nei prossimi anni il dibattito sull’usability sarà nuovamente influenzato da questa teoria.

Qualche spiegazione
Senza addentrarsi in una lunga e complicata esposizione, non priva di rischi interpretativi, vale però la pena di esporre almeno qualche semplice similitudine per capire come, secondo la teoria, gli utenti si muovono online. La caratteristica predominante della similitudine alla base della teoria è quella del maggior risultato con il minimo sforzo. E già questo da solo probabilmente getta una nuova luce sulla realizzazione dei siti Web.

Information Scent 
Tra i vari spunti dell’information foraging, quello più noto e dibattuto è senza dubbio la traccia informativa. Come i cacciatori, anche i navigatori seguono le tracce del contenuto al quale vogliono arrivare. Quindi, gli informàvori – così sono definiti gli utenti a caccia di informazioni – si muovono sulla base di tracce che li conducono verso il loro obiettivo.

Adattare i siti 
Viene da sé che un primo criterio per realizzare dei siti adeguati a questa nuova specie di cacciatori sia disseminare lungo le piste di caccia, o percorsi di navigazione, delle tracce chiare del contenuto che si può offrire. Per essere chiare, queste tracce devono essere facilmente riconoscibili: strutture e parole standard per i passaggi, i link e i pulsanti di navigazione. Le descrizioni dovranno essere sintetiche, ma esplicative del contenuto che si troverà alla fine della pista. Terminologie proprie, slogan criptici o espressioni troppo difficili porteranno i navigatori ad abbandonare la pista. E, soprattutto, non disorientare: la navigazione dovrà essere chiara, lineare se possibile, e comunque si dovrà sempre fornire all’utente la possibilità di orientarsi per riprendere la pista nel caso l’abbia momentaneamente persa o abbandonata.

Conoscere le piste
Per tutti questi motivi, l’osservazione delle piste di caccia è fondamentale per capire e correggere eventuali complicazioni. Capire dove entra un utente (pagine di entrata) sul proprio sito, da quale provenienza (referrer) e come cerca di muoversi all’interno (percorsi) sono elementi fondamentali per la correzione delle tracce lasciate sulle pagine Web. Ovviamente, ogni caso è diverso e pertanto diventa difficile generalizzare, ma capire per esempio se esiste un punto privilegiato d’accesso o una pista principale che gli utenti seguono o ancora dove e quando abbandonano le proprie pagine permette di intervenire per rendere il contenuto ancora più appetibile.

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