Ormai è risaputo: sempre più persone mentre guardano la televisione utilizzano un altro device. Inutile dire che nella maggior parte dei casi questo “altro device” è uno smartphone o un tablet. Non a caso sono sempre di più gli spot televisivi che in chiusura non solo fanno espliciti riferimenti ai propri account dei canali social ma incentivano gli spettatori a continuare la conversazione iniziata in televisione, sulle piattaforme sociali.
Ieri durante il Super Bowl è stata confermata questa tendenza. Secondo la CNBC, infatti, almeno la metà degli spot trasmessi durante il Super Bowl includevano un “hashtag” per continuare la conversazione sui social media durante e dopo la partita.
Lo spot realizzato da Oreo è stato uno di questi e ha avuto il primato di essere il primo che ha indicato Instagram come social su cui spostare la conversazione con il proprio pubblico. Alla fine dello spot una “call to action” di soli 3 secondi (“Something we can all disagree on: Choose your side on Instagram @Oreo,”) è riuscita ad aumentare i follower dell’account aziendale di Instagram di decine di migliaia di utenti.
Oreo ha cominciato a promuovere il proprio account su Instagram a cominciare da martedì scorso. Prima che lo spot fosse trasmesso aveva 2,200 follower. Poco dopo lo spot il numero è aumentato fino a circa 20,000 e ora ne conta più di 30,000.
Lo spot ha avuto sicuramente un enorme impatto nei confronti di Instagram; a fronte però di una spesa di 4 milioni di dollari, Oreo ha pagato ogni nuovo follower un prezzo comunque considerevole cioè 200 dollari per utente. L’impatto e la resa sarebbero stati sicuramente più performanti se in chiusura invece di usare “@Oreo” fosse stata pubblicata la url completa dell’account: instagram.com/oreo.