User Experience: ecco come gli ecommerce possono imparare da Tinder

Attraverso la sua interfaccia divertente, intuitiva e avvincente, l’app ha guadagnato un posto negli schermi degli smartphone di tutto il mondo, con una valutazione che oggi supera il miliardo e mezzo di dollari.

L’approccio diretto e la popolarità hanno fatto di Tinder un modello da replicare. Le azioni che si possono svolgere sono semplicemente due: scorri la foto a destra, scorri la foto a sinistra. Si-No. Un less is more molto spiazzante, ma che riassume a pieno la velocità relazionale dei nostri tempi. Un fenomeno che ha portato a rivoluzionare rapidamente la User Experience di molte altre app, noto oggi come “Tinderizzazione”.

Nonostante la semplificazione riguardasse inizialmente soprattutto applicazioni molto funzionali, questo processo ha ricevuto non poche critiche per la sua banalizzazione di azione complesse, spesso non semplificabili senza sminuirne il valore. L’esempio più eclatante in questo senso è stato Voter, un app ideata per effettuare sondaggi politici.

Un format quindi non sempre idoneo a tutte le applicazioni, ma che sembra non avere battute di arresto. Ma cosa accadrebbe se gli ecommerce fossero realizzati con questo approccio?

 

Come adattare l’interfaccia Tinder ad un ecommerce

Per quanto poco romantico possa sembrare, c’è una cosa per cui Tinder non ha rivali ed è proprio la semplicità di navigazione. La tinderizzazione offre la soluzione perfetta ai brand i cui prodotti possono essere oggetto del cosiddetto acquisto d’impulso. Prodotti dal forte impatto visivo, dai dettagli estetici accattivanti, in cui il fattore del trasporto emotivo è fondamentale per compierne l’acquisto.

Ricreare la sorpresa dello shopping di strada

Uno dei maggiori problemi per i rivenditori online è la loro incapacità di ricreare digitalmente la stessa sorpresa che un cliente può avere visitando uno shop fisico. Gli e-commerce sono molto efficaci nel fornire consigli, risultati di ricerca e aiutare i clienti nelle loro ricerche specifiche. Ma ricreare l’esperienza di un acquisto fisico e tutta un’altra faccenda. Risulta difficile per giganti come Amazon, figuriamoci per i piccoli e medi retailer.

Tuttavia un’interfaccia tinderizzata consente di mettere sempre al primo posto i prodotti acquistabili, scorrendoli e visualizzandoli tutti quanti “da vicino”, similmente a quanto avviene tra gli scaffali di un negozio. In questo modo l’unica cosa che l’utente riesce ad osservare è il prodotto stesso e i suoi particolari visivi, tralasciando prezzo, dettagli di spedizioni e opzioni di reso. Un continuo di colori e forme, da scorrere e selezionare per l’acquisto.

 

I contenuti nella tinderizzazione

Chiaramente per i brand tutto ciò che genera maggiori vendite è recepito come un elemento positivo per il business. Ma nel mondo del marketing bisogna essere cauti, perché elementi come la tinderizzazione possono avere risvolti negativi sul lungo periodo. In particolare se si considerano elementi molto importanti nel marketing tradizionale e che con questa tendenza alla semplificazione rischiano di passare troppo in secondo piano, ovvero i contenuti testuali.

Il concetto di content marketing si basa su una certa ricchezza di informazioni, che si adattano al contesto digitale per un buona esperienza del cliente. I risultati di un marketing basato sui contenuti si possono verificare solo sul lungo periodo, in quanto questi sono in grado di costruire una relazione in maniera graduale, ma molte forte, tra cliente e prodotto, oltre che con il brand.

Ma la tinderizzazione non ha nulla a che vedere con le relazioni a lungo termine (anche se può sembrare paradossale per un trend nato da un sito di incontri). Piuttosto ha a che vedere con l’estetica delle cose, con la loro natura giocosa e un approccio diretto che induce ad un rapporto occasionale e veloce con l’oggetto dell’acquisto.

L’approccio di Tinder è dimetricamente opposto a quello del content marketing, inducendo ad un acquisto veloce e impulsivo, prima ancora che a coltivare un rapporto continuo nel tempo con il brand.

Ecommerce VS branding

In quanto tali, i marketer che abbracciano la Tinderizzazione dovrebbero stare attenti a non indebolire i propri sforzi nella costruzione di relazioni di lunga durata, che è lo scopo principale della propria attività. L’interfaccia Tinder offre un’esperienza utente straordinaria, ma rischia di minare la conoscenza e la reputazione di un brand a vantaggio esclusivo della vendita immediata.
I brand devono cercare di proporre ai propri utenti qualcosa di più che una semplice lista di prodotti: la fedeltà si costruisce attraverso la proposta di una visione di business, di lifestyle, di identità. Il content marketing rimane una parte vitale di questo processo.

Quindi ecco la vera sfida: riuscire a fondere i due modelli di marketing.

Lettura interessante? Condividila con i tuoi contatti!

Iscriviti Ora



Acconsento ai trattamenti della privacy
×