Le storie di Instagram hanno poco a che fare con Snapchat

Ammettiamolo: non appena abbiamo saputo dell’introduzione di Instagram Stories tutti abbiamo avuto questa reazione:

Il paradigma è sempre lo stesso. Se Mark non riesce a comprare il social competitor (per lo meno in termini di numero di utenti) del momento, allora la soluzione rimane una sola: replicarne le funzioni, forte dell’immensa base utenti delle sue piattaforme. E quando parlo di Instagram mi riferisco a circa 500 milioni di utenti sparsi per il mondo.

L’introduzione di Instagram Stories, quindi, sembra la declinazione perfetta di questo paradigma. Brevi storie fatte di video, foto e scrittine simpatiche, in perfetto stile Snapchat che scompaiono dopo 24 ore.

Ma a mio avviso non è tutto Snapchat quel che luccica.

E’ ovvio che il competitor più accanito di Facebook sia Snapchat, anzi se date uno sguardo all’immagine qui sotto vi accorgerete che in realtà il fantasmino non è il competitor più acccanito ma l’unico che in termini di numeri può impensierire il gigante di Zuckerberg.

Kevin Systrom, però, CEO di Instagram, dopo aver ammesso la paternità dell’idea della nuova funzione a Snapchat, ha dichiarato che:

Il punto non è chi ha inventato che cosa ma come decidi di includere un determinato format in una determinata piattaforma e che spinta e personalizzazione decidi di darle.

Questo è il motivo per cui considero questa funzione, più che un’imitazione di una delle caratteristiche più peculiari di Snapchat, un tentativo di dare a Instagram un significato che finora non gli è mai appartenuto: creare al suo interno, il luogo perfetto per tutte le nostre condivisioni imperfette.

Una sorta di limbo per quei contenuti che non sono degni di riempire il nostro feed di Instagram.

Questo perchè, eccezioni a parte, Instagram l’ho sempre considerato il social della qualità, il posto ideale dove trovare contenuti creativi, bellissime foto di bellissimi posti sparsi per il mondo. Un social dove, solitamente, un utente pubblica prestando più attenzione alla qualità piuttosto che alla quantità. I filtri stessi sono sempre stati pensati per dare un’aura di importanza anche allo scatto più improvvisato, improbabile e banale.

Questa nuova funzione, invece, introduce per la prima volta il concetto di quantità, il concetto di “non scarto il mio selfie mille volte prima di pubblicarlo, ma lo pubblico cosi come viene, quante volte voglio”.

Non è un caso, infatti, che le storie non si possano “laikare” e non si possano commentare.

Come se magicamente, nel crearle, sparisse quell’ansia da prestazione che, consapevoli o meno, ha sempre preceduto ogni nostro post su IG.

Sicuramente ci saranno utenti e brand che sapranno usare in modo creativo questa nuova funzione…ma, sono sicuro, nessuno di essi sarà degno, in ogni caso, di durare più di 24 ore.

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